«La violenza contro le donne – scrive Kofi Annan – è forse la più vergognosa violazione dei diritti umani».
«La violenza di genere – esordisce Giuseppina Morolli, segretario territoriale Uil di Rimini e responsabile Politiche di genere della Uil Emilia Romagna – non consiste solo nell’aggressione fisica di un uomo contro una donna, ma include le vessazioni psicologiche, i ricatti economici, le minacce, le varie forme di violenza sessuale, le persecuzioni. Compiute da un uomo contro una donna in quanto donna. A volte sfocia nella sua forma più estrema, il femminicidio o, in molti casi, uxoricidio nel senso di uccisione della moglie. Si tratta di una violenza diffusa in tutto il mondo, legata alla strutturale disparità sociale, economica e di potere tra uomini e donne, dettata da un atteggiamento culturale prettamente patriarcale.
Per secoli – prosegue Morolli – il modello maschile ha dominato a qualunque livello: religioso, politico, sociale. Un esempio è dato dalla caccia alle streghe, durante la quale le donne che, per sventura, venivano accusate di stregoneria, venivano sottoposte ad atroci torture per confessare i propri peccati, fino ad essere uccise sul rogo. Nel corso dei secoli, si è dunque attestata la supremazia del modello maschile, che per il genere femminile si è tradotto in una asimmetria. Tale asimmetria si è concretizzata in una lunga catena di ingiustizie subite dal sesso femminile, asimmetria riscontrabile trasversalmente in ogni cultura e in ogni continente. Ancora oggi, in una società multiculturale come la nostra, molti gruppi e diverse minoranze etniche restano insensibili alle disuguaglianze fra uomo e donna, anche quando il superamento di queste differenze fra i generi diventa la condizione necessaria per favorire l’integrazione fra i gruppi di migranti e la cultura ospitante.
Nel nostro Paese, nonostante i fermenti culturali degli anni ’70 – osserva la responsabile delle Politche di genere della Uil Emilia Romagna -, l’abrogazione di alcune norme del codice penale e tanti passi avanti compiuti fino ad oggi verso una maggiore consapevolezza della donna in quanto persona, ancora molto resta da fare, sul piano della violenza di genere.
In Italia, si continua a considerare la violenza contro le donne una questione di ordine pubblico o causa di “allarme sociale” invece che un problema culturale e di tutela della persona vittima. E in Italia non abbiamo ancora un sistema di interventi organici contro la violenza di genere: occorrono interventi organici tra soggetti istituzionali e centri antiviolenza, un buon lavoro di rete e di sostegno alle vittime, interventi di sensibilizzazione nelle scuole e università. Se il problema è culturale, ed è tale, senza alcun dubbio, occorre partire dai luoghi di cultura.
Riteniamo come Uil che occorra riconsiderare i percorsi formativi offerti dalla scuola, nell’ottica di promuovere il superamento degli stereotipi di genere, educando le nuove generazioni, lungo tutte le fasi del loro apprendimento scolastico al rispetto della differenza di genere».
Lascia un Commento