Intervento del nuovo segretario generale della Uil Emilia-Romagna e Bologna, Giuliano Zignani al 10° Congresso Uil Emilia Romagna.
Ringrazio tutti, soprattutto coloro che hanno lavorato per la realizzazione del Congresso
Un particolare ringraziamento va al segretario uscente Gianfranco Martelli.
Prima di tutto, vorrei esprimere la mia gratitudine per la passione e l’affetto che dimostrate quotidianamente alla nostra Organizzazione.
Lo faccio a cuore aperto, con la consapevolezza delle difficoltà che, oggi, ogni Delegato, ogni Sindacalista incontra nell’esercizio di quelle libertà sindacali che sempre più protagonisti di destra e di sinistra vorrebbero vedere limitate.
Il mio primo pensiero oggi lo dedico a tutti noi che ancora crediamo nell’immenso valore di due concetti cardine: la rappresentanza sindacale e la confederalità.
L’estate non è ancora finita o forse non è neppure cominciata. Ma l’autunno caldo che qualcuno ci imputa di desiderare, non è volontà delle Organizzazioni Sindacali. Anzi, al contrario, è proprio grazie al Sindacato che il clima non è esasperato. Chi ci accusa dovrebbe anzi ringraziare tutti quei Sindacalisti e quei Delegati che, in ogni posto di lavoro e in ogni attimo di questi anni tremendi racchiusi tra il 2008 e oggi, hanno messo il massimo impegno e la massima dedizione nello scongiurare che le forti tensioni sociali prendessero il sopravvento.
Molto è già stato detto nella relazione di Gianfranco Martelli e tantissime altre sono state dette nel corso del dibattito.
Proprio questo, per cercare di offrire il mio primo e forse più importante contributo, in qualità di Segretario generale della UIL Emilia Romagna ho la necessità di aprire una prima riflessione.
Una riflessione che prende spunto da una decisione in circolazione da maggio, riapparsa ora, in questi giorni, su molte pagine dei quotidiani nazionali e passata fin troppo in sordina in questo periodo estivo; una decisione che mi ha fatto riflettere…
Mi riferisco alla proposta di cambiare le modalità di calcolo del PIL in Europa.
In soldoni, da settembre l’Istat abbandonerà la metodologia di calcolo introdotta nel 2010 per applicare la metodologia aggiornata cosiddetta Sec2010.
Nel calcolo del PIL saranno introdotte nuove voci come le spese di ricerca e sviluppo o quelle militari. Fin qui nulla da dire. Ma quello che emerge e che mi preoccupa per le ricadute è che nel PIL verranno conteggiate anche le ricchezze prodotte con l’economia illegale. Droga, contrabbando e prostituzione avranno quindi un peso nel calcolo del nostro prodotto interno lordo.
Ebbene cari amici e compagni, al di là di tutta la discussione sugli effetti più o meno marcati che questo nuovo sistema potrà avere sulla stima del nostro PIL, quello che mi colpisce è come l’ Europa, per l’ennesima volta, si è dimostrata uno scatolone vuoto; del tutto privo di contenuti e di sostanza. Poiché, anziché cercare misure politiche che contrino l’emorragia di posti di lavoro (ad esempio escludendo, dal vincolo del 3% di spesa, gli investimenti per un piano infrastrutturale di grande portata e il sempre più marcato impoverimento dei cittadini europei) ha preferito trovare un nuovo machiavellismo tale da permettere di far tornare i conti sulla carta senza di fatto cambiare nulla in sostanza … L’eterna rivoluzione gattopardesca.
Da settembre il nostro PIL migliorerà, ma lavoratori, pensionati e giovani continueranno a vivere sull’orlo della povertà.
Legata a questa discussione, vorrei portare alla vostra attenzione quanto fatto e quanto sostenuto dalla UIL negli anni che ci hanno portato, dall’ultimo Congresso ad’oggi, entrando così nel merito di una seconda riflessione.
Siamo stati i primi e anche gli unici a denunciare lo sperpero di risorse in cui vive e si adagia gran parte della classe dirigente italiana, In primis gli eccessi della politica che sono cosa molto diversa dai reali costi della democrazia, un valore che difendiamo.
Siamo stati i precursori (inascoltati) di chi oggi sbandiera gli 80 euro – dati neppure a tutti – quando nel silenzio più assoluto chiedevamo la detassazione del salario di produttività, delle tredicesime e l’abbattimento del costo del lavoro.
Una postilla non secondaria: gli ottanta euro devono essere estesa a tutti per una questione di equità economica e sociale.
Per questo la scelta del Governo Renzi di escludere i pensionati, dagli 80 euro, non solo è sbagliata economicamente, ma fortemente iniqua.
Siamo stati gli unici a credere che si dovesse andare oltre le vecchie logiche sindacali per abbracciare le sfide che il mondo del lavoro del nuovo millennio ci pone ogni giorno. Questo è il vero riformismo di cui noi siamo eredi e sostenitori.
E ora dovremmo accettare una lezione da un Governo e da un’Europa che altro non sanno fare se non contabilizzare alcune attività illegali per far tornare i conti o peggio ancora proporre per l’ennesima volta il blocco dello stipendio a una parte vitale del mondo del lavoro italiano?
Non mi dilungherò ancora per molto su tematiche nazionali, ma lasciatemi denunciare come: l’ennesimo blocco dello stipendio degli statali e il taglio dei distacchi sindacali sono un attacco diretto a tutto il Sindacato!
Una considerazione: abbiamo dato fin troppo l’impressione di essere eccessivamente timidi di fronte a queste scelte sciagurate e inaccettabili del Governo!
Tagliare adesso i distacchi nel pubblico impiego significa aprire una discussione che potrebbe mettere a rischio i diritti acquisiti con lo statuto dei lavoratori.
E’ del tutto ovvio che la messa in discussione del distacco di un collega della UIL FPL o della UIL PA ha un significato ben diverso rispetto alla messa in discussione di un posto di lavoro. Ma accettare questa deriva demagogica, significa porsi male rispetto a due questioni diverse che non vanno mescolate. Si tratta di distacchi contrattati, non regalati immotivatamente.
Un distacco in meno è la negazione della possibilità di un lavoratore di potersi confrontare col proprio Sindacalista, di avere la possibilità di essere informato, tutelato e assistito. Dobbiamo quindi avere il coraggio di spiegare questa situazione con forza in ogni posto di lavoro, anche e soprattutto all’interno di quelle aziende private dove talvolta i messaggi distorti della politica con i suoi slogan privi di contenuto alimentano quella guerra fra poveri con cui si cerca di indurre i cittadini a pensare che il taglio di un Sindacalista sia in realtà un costo in meno a carico della collettività.
E a chi sostiene che sia giusto tagliare distacchi o permessi sindacali nel pubblico impiego, rispondiamo ricordando il detto che non preoccuparsi di quello che accade al proprio vicino oggi, significava condannare il proprio futuro domani.
Compagni e amici siate sempre orgogliosi di ciò che siete, della vostra storia e abbiate sempre la consapevolezza che la UIL non poggia le sue fondamenta su muri di cemento, ma sul valore inestimabile del vostro lavoro e del vostro affetto.
Un lavoro e un affetto che dobbiamo avere la forza di valorizzare ancor più di quanto fatto sino ad oggi.
Viviamo in una regione che si fa vanto della qualità del suo vivere, della sua trasparenza, del suo saper riconoscere il valore del Sindacato. Molte crepe, però, emergono. L’Emilia Romagna è una regione all’avanguardia per tanti aspetti che, però, si trova senza una guida, proprio in un momento tra i più delicati della storia del nostro Paese.
Una regione che, da domani, dovrà avere il coraggio di guardare e dialogare con tutte le Organizzazioni Sindacali, rilanciando il valore di quel confronto che ci ha sempre contraddistinto.
Proprio per questo la UIL, nei prossimi mesi, potrà essere l’artefice della costruzione di un nuovo Progetto di Società i cui cardini fanno perno su quei valori e quelle idee che hanno permesso al nostro Sindacato e anche alla Regione di essere all’altezza di una situazione più complessa che mai.
Sul nostro progetto cercheremo naturalmente la condivisione di CGIL e CISL con cui dovremo, come abbiamo fatto sino ad oggi, tentare un percorso comune nell’interesse di tutto il mondo del lavoro.
Per fare questo la UIL, ma questo vale per tutto il Sindacato, dovrà farsi artefice di una capillare diffusione delle proprie idee e delle sue proposte in ogni realtà produttiva affinché il mondo del lavoro – da noi rappresentato – sia consapevole che un’altra idea di società è possibile. Non è uno slogan fine a se stesso, ma un fatto concreto e profondamente differente da ciò che è proposto da quei Governi europei che, nella austerità e nella finanza, vedono le risposte migliori alle domande di cittadini stremati da questa crisi.
Nei confronti delle altre sigle sindacali, noi, lo affermo senza alcun dubbio, ci siamo comportati sempre correttamente; ben sapendo che la soluzione dei problemi del mondo del lavoro passa soprattutto attraverso una forte intesa e una azione condivisa del Sindacato.
Invitiamo caldamente la CGIL a non inseguire sempre e comunque la FIOM. Inoltre, va da sé, che le dichiarazioni di manifestazioni – seppur condivisibili nei contenuti, ma comunicate alla UIL a mezzo stampa -, dal punto di vista del principio e del rispetto della dignità politica, non possono trovare, da parte nostra, nessuna condivisione.
Se la CGIL pensa di risolvere i problemi con la FIOM, tirando per la giacca la UIL, è bene che sappia che noi non presteremo il fianco.
Cari amici e Compagni anche quest’anno in Italia arriveremo al miliardo di ore di Cassa integrazione. In Italia, secondo l’ultimo Rapporto/studio della UIL “NO JOB NO PIL” cioè parafrasando il sottotitolo “Il racconto del CRATERE dell’occupazione, attraverso l’analisi quantitativa e qualitativa di come la CRISI ha “colpito il lavoro” dal2008 e con quale intensità, nel 2013, si è manifestata la SOFFERENZA nel Paese, nelle Regioni e nelle Province”, emerge una situazione drammatica: tra il 2008 e il 2013 abbiamo avuto la perdita di 1 milione di posti di lavoro di cui oltre la metà ha investito l’occupazione dipendente, con un aumento dell’83,3% del numero delle persone in cerca di lavoro.
Questo dato è portatore di un’ulteriore drammatica conseguenza indiretta: il mercato del lavoro diventa ogni anno più flessibile. E il principio che il “contratto a tempo indeterminato sia la forma comune di rapporto di lavoro” ormai è ridotto a puro concetto formale e non più effettivo.
Citando qualche dato delle studio spicca emerge come nella nostra regione le persone in cerca di lavoro, dal 2008 al 2013, siano aumentate del 175%, mentre il tasso di occupazione è calato del 4%.
L’occupazione giovanile è calata del 35%, 15 punti percentuali rispetto al 2008.
Nella nostra regione la cassa integrazione straordinaria, tra il 2008 e il 2013, ha avuto un incremento del 195%, mentre quella in deroga del 380%.
L’utilizzo di questo ammortizzatore sociale, secondo le stime UIL, ci ha permesso di salvaguardare, nella sola nostra regione, oltre 16.000 posti di lavoro e le rispettive aziende.
Nonostante questo l’Emilia Romagna manifesta una “sofferenza occupazionale” ben al di sotto della media Italiana.
Ebbene, non ho timore di dire che, a fronte dei dati che ho citato sopra, il merito della salvaguardia dei livelli occupazionali è merito di un sistema di relazioni fra Politica, Imprese e Sindacato. Con un Sindacato Confederale nazionale e Regionale che è stato in grado di incalzare e di tenere sempre sul pezzo le amministrazioni Locali, Provinciali e Regionali.
Un lavoro enorme che non sarebbe stato possibile senza una Confederazione e senza le Categorie che hanno remato unite verso obiettivi comuni e nell’interesse del Paese. Ecco perché è incomprensibile l’attacco della politica e di Renzi al valore del confronto con il Sindacato.
Ma le sfide che ci attendono ora, alla ripresa lavorativa, dopo questa fredda pausa estiva, saranno ben più ardue e ben più faticose.
Per questo, con lungimiranza, la UIL Nazionale ha voluto che, proprio a partire da questa tornata congressuale, fosse necessario avviare concretamente, su tutto il territorio nazionale, il percorso di ammodernamento e messa a rete di tutto il sistema UIL. Intraprendendo così quel necessario cambiamento e ammodernamento che può permettere al Sindacato di fronteggiare le sfide di domani.
Oggi infatti non ci troviamo di fronte alla consueta tornata Congressuale, di rito, bensì a un vero momento di confronto e di discussione che determinerà le scelte strategiche di domani.
Credo che tutti noi oggi qui siano ben consapevoli che i lavori che stiamo svolgendo in questi mesi di Congressi sino al loro naturale epilogo col Congresso della UIL Nazionale, avvengono in un momento storico e fondamentale per la storia della nostra Organizzazione Sindacale e del Paese.
Stiamo assistendo non solo a un attacco frontale ai capisaldi delle conquiste ottenute nelle nostre storiche rivendicazioni sindacali, ma a un attacco al Sindacato come soggetto politico nella sua interezza. E questo avviene in un contesto sociale in continuo mutamento che richiede, anche da parte nostra, un ripensamento della nostra azione politica, della nostra proposta e della nostra Organizzazione strutturale.
Già il taglio dei permessi sindacali nel pubblico impiego, come il sempre maggior lavoro cui sono sottoposti CAF e Patronati, dimostra come il Sindacato dovrà sempre più spesso confrontarsi con l’esigenza di garantire risposte ai cittadini e con la difficoltà all’adeguamento di risorse che ne deriva.
Per questo dovremo essere sempre più consapevoli che così come avvenuto oggi, anche domani, dovremo lavorare in sinergia: la Confederazione con le categorie e queste due insieme con CAF e Patronati.
Questa sfida deve rappresentare per la UIL dell’Emilia Romagna uno stimolo e un forte impegno anche per un rilancio di una proposta complessiva che tenga conto del cambiamento in atto nella politica e nella società. Fattore questo che da sempre ha ispirato la nostra Organizzazione fondata su quei principi riformatori che ci contraddistinguono e che sono legati a doppio filo ai valori democratici.
A noi, non debbono interessare le lotte intestine e il dibattito interno ai vari schieramenti politici e in questo momento nel Partito Democratico per le prossime primarie. Ciò che ci interessa, invece, è che tutti i protagonisti della prossima campagna elettorale, cioè coloro che si candideranno alla guida della Regione, dovranno tenere a mente: ripensare un nuovo modello economico e sociale per i prossimi vent’anni che tenga conto dei cambiamenti epocali cui oggi e ancor più domani le nostre comunità saranno soggette.
Cambiamenti che saranno legati a doppio filo ai nuovi assetti istituzionali, al ruolo dell’Area Metropolitana che dovrà trovare i giusti contrappesi per non soffocare le risorse che anche le altre aree della Regione possono mettere in campo per un rilancio strutturale dell’economia locale e per una più equa ripartizione delle risorse dal centro alla periferia.
Per questo nelle prossime settimane ci faremo promotori di un convegno che coinvolga tutte le parti politiche che si candidano a governare la Regione per mettere in luce le proposte e i progetti su quei temi che ancora oggi attendono risposte concrete. Ad esempio una messa in rete strategica delle nostre fiere o l’urgenza di riaprire, ma con maggiore incisività, la discussione su tutta la Sanità regionale, cercando di comprendere il ruolo e lo sviluppo delle Aree Vaste in Emilia, nonché la prosecuzione della discussione sulla Sanità romagnola.
Il convegno dovrà pretendere con forza risposte sul ruolo della nostra rete aeroportuale tenuto conto che viviamo in una Regione con realtà distinte che, solo una visione miope, può indirizzare in una lotta competitiva fratricida. Laddove, al contrario, l’interesse regionale deve sollecitare a una logica complementare, dove ovviamente la Romagna, che ha fatto della vocazione turistica il suo punto di riferimento, deve avere un aeroporto.
Ma più in generale il nostro convegno chiederà chiarezza su tutto il trasporto locale così come pretenderà di capire cosa intendono politici e amministratori quando parlano dell’Emilia Romagna come di una regione a vocazione turistica. Mentre poi la strutturazione di una proposta organica sulla valorizzazione del nostro patrimonio culturale e turistico è lasciata alla discrezionalità e all’intraprendenza della singola imprenditoria locale, se non addirittura aziendale, senza una regia pubblica che crei le necessarie sinergie.
E’ bene ricordare, anche alla politica, quello che troppe volte ci viene fatto notare solo a parole. Ovvero che la storia della Regione Emilia Romagna si contraddistingue per una tradizione che si ispira ai valori di quella sinistra riformista che sta dalla parte dei deboli e non delle corporazioni, che sostiene le famiglie e i loro bisogni, che rivendica il diritto delle donne ad avere un impiego che concili il diritto al lavoro con quello di cura e che si è sempre fatta vanto del suo stato sociale. Purtroppo, però, su questi temi fondamentali emergono molte contraddizioni e penso ci sia molto da lavorare.
Ebbene queste sono le stesse cose che un Sindacato laico e riformista come la UIL rivendica sin dal 5 marzo 1950, anno della sua nascita.
Quello che noi pretendiamo da questa regione già da oggi, al di là del nome che ognuno gli può dare, è un nuovo patto per lo sviluppo che rilanci la nostra economia regionale e tuteli il benessere e la vita dei cittadini.
Perché la società che noi vogliamo è una società che dia una prospettiva ai giovani. A quel futuro che loro rappresentano e che sempre più spesso viene dimenticato dalle azioni di una politica troppo incentrata sulla contabilità e sulla finanza; e troppo poco su quella idea di società che tenga conto delle persone che nella società vivono, soffrono, lavorano e sognano.
Sarà quindi fondamentale, già dai prossimi mesi, rilanciare l’azione della UIL sulla scena politica-Sindacale rimettendo le sue proposte al centro del dibattito già a partire dalle prossime elezioni regionali di novembre. Occorre una presenza più marcata all’interno degli organi di informazione, fatto questo che sta diventando sempre più un ulteriore strumento, altrettanto indispensabile quanto la presenza sui luoghi di lavoro, per il rilancio e la conoscenza della proposta di cui la nostra Organizzazione si fa portatrice.
Queste mie valutazioni coinvolgono inevitabilmente anche i nostri aspetti organizzativi che dovranno essere la base per l’elaborazione di un progetto di prospettiva all’altezza delle esigenze di rinnovamento generale dell’intero sistema politico e istituzionale. Un progetto che si proponga di rispondere sempre meglio alle nuove esigenze dei cittadini e al contempo che garantisca ai lavoratori ed ai pensionati il massimo delle tutele possibili.
Avremo il dovere di rimarcare in questa nostra proposta come il lavoro, o meglio il lavoro dipendente, sia stato il vero salvatore del nostro Paese da un default più volte annunciato. E come, al contempo, i pensionati abbiano svolto, in questi anni di crisi, la funzione di ammortizzatori sociali per famiglie che si trovano con sempre maggiore frequenza in situazioni di difficoltà.
Per il raggiungimento degli obiettivi che questo Congresso regionale si è dato, credo fermamente che non possa e non debba esistere “un uomo solo al comando”, bensì una squadra forte e coesa in cui ogni membro della Segreteria regionale e, più in generale, tutti i componenti delle CST e delle Categorie della nostra regione dovranno garantire il loro sostegno e il loro impegno per questa importante sfida. Sfida che permetta la costruzione, il mantenimento e la gestione coerente di un progetto di visibilità della UIL regionale e di tutte le sue arterie dove ogni componente dell’Organizzazione dovrà sentirsi impegnato.
La UIL regionale come delineato dalla Conferenza di organizzazione si farà carico di elaborare una proposta che dovrà garantire, anche, anzi soprattutto, attraverso la collaborazione tra livelli Confederali e Categoriali, la necessaria efficienza delle nostre strutture sia nei servizi sia nel presidio sindacale dei territori.
Il territorio è divenuto, infatti, il vero fulcro nel quale vengono adottate scelte di politica economica e sociale di fondamentale importanza per i lavoratori e i cittadini.
Lo stato sociale complessivamente inteso va difeso dai costanti attacchi di ogni parte politica, cercando di rilanciare e di proporre una diversa visione dei servizi ai cittadini e di utilizzo delle risorse.
Unioni e fusioni di Enti e, più in generale, il nuovo assetto istituzionale cui ci troveremo a far fronte nei prossimi anni, apriranno nuovi scenari negli Enti locali con i quali un Sindacato moderno e organizzato che crede nel confronto e nella politica partecipata, deve poter interloquire con efficacia e pragmatismo. Questo se vorrà essere un interlocutore forte e credibile nella società e a tutela degli interessi di coloro che come UIL vogliamo rappresentare: lavoratori, pensionati, giovani generazioni e cittadini.
In quest’ottica l’Unione regionale dovrà garantire la sostenibilità del rilancio dell’attività politico-organizzativa dell’Organizzazione in tutti i suoi livelli anche attraverso progetti territoriali, sempre con le compatibilità di bilancio, che rilancino le strutture. E valutino anche quegli interventi e il sostegno a quei progetti che, in modo selettivo, permettano di rafforzare la nostra presenza all’interno dei territori della regione.
Dovremo avere il coraggio di valorizzare il lavoro svolto sino ad oggi, a partire dalla ultima Conferenza di Organizzazione, guardando approfonditamente e completando la strada intrapresa in questa prima fase congressuale in un ottica di economicità ed efficienza. E questo sia la premessa per una più serrata e strutturale sinergia tra Confederazione e Categorie che permetta non solo un risparmio, ma anche una valorizzazione e un più marcato coinvolgimento di tutte le articolazioni all’interno della UIL.
La UIL crede fortemente che un “buon cambiamento” non possa prescindere da due fattori fondamentali: il lavoro e l’inclusione sociale.
Lavoro per il maggior numero di persone, lavoro di qualità che garantisca certezza di reddito; inclusione sociale come condizione per evitare che il cambiamento “lasci per strada” i più deboli.
Per fare questo abbiamo bisogno di un Sindacato forte e concreto.
I Congressi fin qui svolti hanno dimostrato che abbiamo intrapreso la giusta strada con il giusto spirito. Con una certezza che l’unica cosa di cui non abbiamo bisogno oggi sono le divisioni.
Quello che ci serve è una forte coesione, come premessa fondamentale per una guida stabile, con idee che guardino al futuro delle persone che rappresentiamo .
Per questo noi crediamo che Carmelo Barbagallo rappresenti questa soluzione. A lui quindi e al nuovo gruppo Dirigente il compito di guidare la UIL per i prossimi anni consapevoli che la UIL è una grande Organizzazione Sindacale che fonda le sue radici nella storia laica e e riformista. Credetemi quando vi dico che questo Paese ha veramente bisogno di avere un Sindacato come il nostro, che non affonda le sue radici né nel integralismo cattolico né comunista, ma in quei valori che uomini e donne, con grande senso dello Stato e delle istituzioni, hanno portato avanti. E sono i veri diritti dei lavoratori e dei cittadini per i quali hanno combattuto le battaglie di civiltà allo scopo di rendere l’Italia uno Stato più laico e più riformista, ma anche per un mondo del lavoro che coniugasse diritti e tutele con doveri e rispetto delle regole.
In Emilia Romagna e in Italia, la libertà di pensiero della nostra Organizzazione ci ha permesso di rendere la UIL una casa ideale per tutti coloro che vogliono mantenere le loro idee e i loro ideali liberi da vincoli politici e vogliono militare in un sindacato privo di catene.
La UIL è stata in grado di proporre un sistema Paese caratterizzato dalla valorizzazione del sistema produttivo, dalla giustizia e dalla coesione sociale, anteponendosi sempre a chi era in perenne ricerca dello scontro fine a se stesso.
Questo nostro essere laici, riformisti, idealisti ci ha permesso di fare scelte difficili, di anticipare i tempi, di essere lungimiranti davanti a decisioni per nulla scontate ma che, con il senno di poi, hanno trovato la condivisione anche di coloro che fino a prima si dicevano scettici e non ci avevano lesinato critiche.
Per noi contano i risultati, ottenuti con mezzi adeguati e appropriati che non comportino uno spreco di risorse e una lotta per la lotta soprattutto laddove, con la perseveranza e con la testardaggine che talvolta ci caratterizza ,riusciamo ad ottenere risultati migliori e condivisi e quindi duraturi, anziché precari perché imposti con la forza!
Da questi principi nasce la Uil che oggi tutti noi conosciamo: la più moderna Organizzazione Sindacale esistente.
E con questi principi e con questi valori noi dobbiamo continuare le nostre battaglie future.
Ben sapendo che dovremo, come fatto sinora mantenere la difficile via dell’autonomia e della capacità di elaborazione libera e indipendente dai condizionamenti esterni e da ogni futuro quadro politico.
Non vi deluderemo!
Grazie!
Viva la UIL!
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